Svezia, anni '50.
Erik è un giovane
ribelle, violento
ma appassionatamente
studioso. Cacciato
dalla scuola pubblica,
la madre con grandi
sacrifici lo iscrive
in un istituto privato
d'èlite. Ma
all'interno della
scuola vige un terribile
nonnismo, che arriva
fino alla tortura
e viene tollerato
e fomentato dal direttore.
Erik non ci sta, ma
d'altro canto per
non deludere la madre
non può nemmeno
farsi cacciare. Cerca
di mettere in pratica
le tecniche di resistenza
passiva, ma quando
i suoi persecutori
licenziano la cameriera
di cui era innamorato
e fanno scappare il
suo unico amico, reagisce.
Questo adattamento
di un romanzo autobiografico
di Jan Guillou è
stato candidato agli
Oscar 2004. Si tratta
di un'operazione non
particolarmente nuova,
messa in scena in
modo tradizionale
e un po' elementare
nei conflitti. In
fondo, cose
molto
simili
le aveva
già
raccontate
(con
maggiore
urgenza)
un film
svedese
di sessant'anni
fa.
"Spasimo",
scritto
da Bergman.
La regia,
più
che
andare
per
il sottile,
mostra
una
certa
energia
e un
discreto
ritmo,
coadiuvata
dall'altrettanto
energica
interpretazione
di Andreas
Wilson.
(di
Emiliano
Morreale
- Film
TV)