L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI EUGENIE
 

recensione

 
“Questo film è per me la realizzazione di un sogno. Da anni sognavo questo progetto che univa De Sade a Choderlos de Laclos e a tutta la ribellistica illuminista del ‘700 libertino. Dal 1975 (Salò di Pasolini!) nessun cineasta si è cimentato in un romanzo di De Sade. E sono felice di aver trovato la possibilità di riuscirci. Il ‘700 di Voltaire e De Sade, delle Relazioni pericolose e dei Gioielli indiscreti, è il mio secolo prediletto: per la sua sensualità, il gusto dell’inganno intellettuale, le schermaglie amorose, il fremito dei corpi”. Questa lunga dichiarazione appartiene ad Aurelio Grimaldi, regista di pellicole come Le buttane (1994), Il macellaio (1998) e La donna lupo (1999), che ora torna nelle sale cinematografiche con 'L’educazione sentimentale di Eugénie', da lui stesso scritto insieme a Michele Lo Foco, liberamente tratto dai romanzi  
 
'La filosofia del boudoir' del Marchese De Sade e 'Le relazioni pericolose' di Choderlos de Laclos, che vede protagonisti giovani volti più o meno esordienti, come Valerio Tambone, Cristian Stellati, Sara Sartini e Antonella Salvucci, proveniente dalla tv, che gli appassionati di cinema horror ricorderanno come una delle vittime dell’inedito 'Red riding hood' (2003) di Giacomo Cimini. Il duca di Mistival incarica la disi-  
nibita Madame de Saint Ange di occuparsi dell’educazione sentimentale della virginale figlia Eugénie. Ma l’intenzione della donna, molto attratta dalla ragazzina, è quella di cogliere due piccioni con una fava: educare nei costumi, nella conoscenza filosofica e nella vita sessuale Eugénie, e, allo stesso tempo, sedurre il marchese di Dolmancé, intelligente ed affascinante filosofo omosessuale, assegnando a lui l’incarico di presiedere la sezione culturale della formazione della ragazza. In due giorni d’inganni, astuzie, lezioni, seduzioni e filosofie, entrano quindi in gioco il fratello di Madame de Saint Ange, Cavalier de Mirvel, nonché suo amante, ed il giovane servo Augustin. Girato in tre settimane a Genova, dove la Film Commission ha permesso alla troupe di girare in un autentico appartamento privato del ’700 all’interno del magnifico Palazzo Rosso, 'L’educazione sentimentale di Eugénie' vanta anche la partecipazione amichevole di Guja Jelo (interpreta la mamma della ragazza) e, a detta dello stesso Grimaldi: “Il romanzo a cui si rifà è il meno sadico di quelli scritti da De Sade, nel senso che i cinque protagonisti, a differenza di tutte le altre storie sadiane a sfondo ‘boccaccesco’, dove per l’appunto c’è sempre un furbo che deve sedurre o violentare uno stupido, qui, in questo romanzo, sono invece tutti concordi nel voler fare sesso: abbondante, sano e felice. Senza inganni e senza prevaricazioni”. E, sebbene affronti argomenti come la sodomia e l’incesto, il suo lungometraggio raramente risulta volgare e, in un certo senso, richiama alla memoria il cinema erotico tricolore che veniva realizzato in Italia circa due decenni fa. Ma ciò non basta per poter giudicare positivamente il film, infatti, tra amplessi ai limiti dell’hard, mai, comunque, troppo espliciti, e riferimenti pittorici all’interno delle immagini, la noia regna sovrana ed emerge pienamente il ristretto budget, manifestato soprattutto dai costumi, degni di una recita parrocchiale e che, paradossalmente, conferiscono un look che non poco ricorda le pellicole pornografiche d’ambientazione storica del compianto Joe D’Amato/Aristide Massaccesi. Inoltre, la recitazione marcata degli attori non fa altro che trasformare i tentativi di emanare “erotismo verbale” in comicità involontaria, ma la colpa non è loro, giustamente ancora inesperti, bensì di chi ha deciso di fargli interpretare complicati monologhi che metterebbero in difficoltà perfino il più consumato dei protagonisti teatrali. E non parliamo della conclusione puramente demenziale…

(di Francesco Lomuscio)

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