UNA LUNGA DOMENICA DI PASSIONI
 

recensione

 
Il poeta e la sua musa. Jean Pierre Jeunet e Audrey Tautou. Dopo averci regalato meraviglie con Il fantastico mondo di Amelie, il sodalizio si ricrea a la magia si ripete, in parte. Incanta e affascina l’universo creativo di Jeunet, un universo barocco e ridondante che ti cattura fin dai primi fotogrammi, la cura minuziosa dei dettagli, grandangoli deformanti, colori insaturi, immagini virate come cartoline che odorano di muffe di tempi andati, la poesia d’immagini e parole che aderiscono tra loro come ventose, invenzioni visive già di per sé significanti, quel gusto unico per il grottesco e la caricatura, facce che non si dimenticano. E’ un cinema di deformazioni quello di Jeunet, cinema allo stato puro che fa uso di tutto il suo potenziale. Amelie, con i suoi occhioni neri e l’ingenuità disarmante, è nell’aria ovviamente. Qui però il regista allarga il  
 
attenua la componente favolistica e l’arricchisce di tonalità nuove, dipingendo un affresco in cui si rincorrono e s’amalgamano lo storico, il drammatico, il bellico, il sentimentale, il comico, il noir. Lo ha dichiarato lui stesso che questo è il suo film più ambizioso, nel cassetto già da parecchi anni, che ha dovuto attendere il grande successo prima di poterlo realizzare, visto lo sforzo economico che ha comportato. Ma non  
sempre l’ambizione paga. Se là infatti l’ispirazione scaturiva autentica, qua appare più ricercata che spontaneamente trovata, vittima quasi di un’ “ansia da prestazione” che rischia di scadere nel prolisso e nel dejà vù. La voce off, il ricostruire infanzie attraverso rapidi flash, tormentoni che si ripetono ossessivi (il famoso “ad Amelie piace…”, sostituito dal gioco per cui “se squilla il telefono prima che sia pronta la cena allora significa che…” , gioco che ognuno di noi ha fatto e che, beninteso, si ripete indipendentemente dall’esito), la presentazione dei vari personaggi, ecc… Si tratta di sicuro di un linguaggio cinematografico ben preciso, dello stile originalissimo di un regista che può essere definito senza azzardi un “autore”, che però invece di evolvere nella propria ricerca artistica qui si limita a percorrere strade già battute, a rimanere ancorato ad un approdo sicuro invece di tentare una navigazione in mare aperto, più irta di pericoli ma anche di maggiori soddisfazioni. I fan di Amelie, comunque, apprezzeranno. Gli altri pure. Audrey Tautou che ha cercato, inizialmente, di liberarsi dell’ingombrante personaggio, ha poi deciso, evidentemente, di dargliela su. Noi che l’abbiamo amata, e che in fondo l’amiamo ancora, non possiamo che esserne felici! (di Mirko Nottoli)
 
 
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