Ci sono voluti anni, molti produttori e lo sforzo indefesso di Gianni Minà, che deteneva i diritti di "LatinoAmericana" (il diario del Che sul suo viaggio in America Latina, Feltrinelli) e che è ringraziato nei titoli di coda: ma I diari della motocicletta è finalmente realtà, con la regia del brasiliano Walter Salles e il decisivo apporto produttivo di Robert Redford. E' quasi inevitabile che, dopo tale attesa, e con il Mito che Ernesto Che Guevara si porta dovunque appresso, il film sia una mezza delusione: ma solo mezza, ed è già un gran risultato. Diciamo anzi che Salles ha fatto quasi il massimo che si poteva pretendere: una regia discreta, al servizio del paesaggio, che fa di I diari della motocicletta un road-movie di grande impatto visivo, un Easy Rider tutto a Sud del Rio Grande. Rispetto al celeberrimo diario c'è meno introspezio-  
 
ne, e la presa di coscienza politica del Che (borghese argentino, destinato alla laurea in medicina, che di fronte alla povertà diffusa nel continente decide di darsi alla rivoluzione) è più enunciata che mostrata. C'è ovviamente più "trama", più dialoghi, e viene fuori il personaggio di Granado, donnaiolo e fanfarone, simpatico Sancho Panza al servizio di quel po' po' di Don Chisciotte.  
 
(di Alberto Crespi - Film TV)
 
 
   
 

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