DEAR FRANKIE
 

dear frankie recensione

 
Il silenzio fa bene al cinema. Negli ultimi anni Hollywood ci ha abituato a effetti sonori scoppiettanti, dialoghi "gridati", musiche assordanti e spesso il tutto serve a coprire vuoti di sceneggiatura e mancanza di idee. "Dear Frankie" è invece un film dove gli sguardi, le pause, le immagini parlano da soli e delineano una storia diversa dal solito, una storia che il pubblico segue con interesse dall'inizio alla fine, senza un attimo di stanchezza o di distrazione. I racconti che vedono protagonisti bambini corrono sempre il rischio di essere leziosi, volutamente "strappalacrime", sdolcinati e ricchi di un sentimentalismo francamente insopportabile. La regista Shona Auerbach accortamente evita il pericolo con uno stile asciutto al massimo e avendo sempre presente l'intelligenza dello spettatore. Certo, a volte è impossibile non commuoversi  
 
ma il lavoro è condotto con tale equilibrio, con tale sottigliezza che la reazione appare del tutto spontanea e coerente. Sobrietà e delicatezza, semplicità e naturalezza nel descrivere le varie situazioni sono la caratteristica saliente del film. La fotografia, dalle tinte armoniose e dalla luce morbida, contribuisce non poco al risultato positivo dell'intera opera (si nota come la regista abbia alle spalle una lunga carriera di fotografa e  
di realizzatrice di spot pubblicitari). Risultato positivo che naturalmente vede protagonista l'intero cast, formato da attori dalle molteplici esperienze (tutti hanno fatto cinema, televisione, teatro). Jack Mcelhone, il bambino, è accattivante senza essere lezioso e di una spontaneità veramente sorprendente. Bravissima Emily Mortimer, la madre: una vera donna (non la solita bellezza mozzafiato), espressiva e dalla recitazione sottile e intensa nello stesso tempo. Un encomio a Gerry Butler, lo sconosciuto, che ne "Il fantasma dell'opera", era parso poco convincente: qui mostra le sue notevole doti di attore in un ruolo tutt'altro che facile. In definitiva, un film dolce e delicato, una storia di gente comune alle prese con i grandi e piccoli problemi della vita, un racconto di sentimenti profondi che non cade mai nel patetico e nel retorico.


(di Leo Pellegrini )

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