CREEP - IL CHIRURGO
 

creep il chirurgo recensione

 
Reduce da un party tra amici, Kate, in mancanza di un taxi, si trova costretta a prendere la metropolitana, inconsapevole del pericolo che sta per correre. In quell’oscuro tunnel sotterraneo che attraversa Londra, costellato di ombre e popolato dai ratti, infatti, si nasconde qualcuno, o qualcosa, che ha provveduto a disseminare cadaveri. E Kate vi si troverà faccia a faccia. Dopo l’interminabile invasione di horror orientali, basati più sull’atmosfera che sull’effetto sanguinolento, senza risparmiarci, però, anche veri e propri momenti di noia, sembra che una nuova onda della paura su celluloide si stia facendo sentire ultimamente dall’Inghilterra. Dopo gli ottimi "L’alba dei morti dementi-Shaun of the dead" (2004) e "Dog soldiers" (2002), in Italia distribuiti soltanto in dvd, ma già comunque trasformatisi in  
 
cult-movies del genere, arriva infatti "Creep", diretto dall’esordiente Christopher Smith, prodotto di tensione che non deluderà gli appassionati, il quale segna anche il ritorno dell’attrice tedesca Franka Potente, ricordata soprattutto per "Lola corre" (1998), in un lungometraggio all’adrenalina, dopo "Anatomy (2000). A quanto pare, l’idea del film venne a Smith dopo essere rimasto bloccato  
nell'Underground londinese, ferma per molto tempo; ecco quindi un valido esempio di come si possa trasformare un luogo comune come la metropolitana, caratterizzato da spazi limitati e, perciò, claustrofobico, nell’ennesimo tunnel dell’orrore in cui ambientare un solido horror capace di tenere inchiodato lo spettatore alla poltrona, senza risparmiare scene splatter e colpi bassi allo stomaco. Efferatezze e squartamenti vari (gran parte avvengono fuori campo, naturalmente), infatti, non mancano, il più sfegatato degli splatter fan, quindi, non può che rimanere soddisfatto. Ed in quanto a citazioni, impossibile non pensare a "Mimic" (1997) di Guillermo del Toro, di cui viene richiamato alla memoria, soprattutto nel look dell’omicida, anche "Blade 2" (2002); ma lo spettatore più esperto potrà rintracciare anche richiami dall’olandese "Amsterdamned" (1988) di Dick Maas e dal nostro "Quella in fondo al parco" (1988) di Giuliano Carnimeo, appartenenti ai gloriosi Anni Ottanta. Decennio cinematografico da cui "Creep" sembra essere uscito, in quanto lo stile che caratterizza i prodotti della new wave horror inglese, ricorda molto quello che caratterizzava i film realizzati in quel periodo, il tutto condito con il tipico sense of humour cinico della Gran Bretagna, ma senza dimenticare neppure un messaggio relativo all’emarginazione sociale. La sceneggiatura, dello stesso Smith, sembra rifiutarsi di fornire troppe spiegazioni, ma l’operazione può considerarsi ugualmente riuscita, soprattutto perché "Creep" è una pellicola che riesce tranquillamente a trasmettere spavento e raccapriccio, nonostante oggi siamo abituati a guardare di tutto, quindi, se vi ritenete in grado di abbandonarvi ad un sano spettacolo di paura, senza troppe pretese ed accettando alcune illogicità, è il titolo che fa per voi.

(di Mirko Lomuscio)

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