L’autore de
"Il marito della
Parrucchiera"
e "L’Uomo
del treno", film
differenti ma densi
d’atmosfere
e appelli suggestivi,
questa volta ci racconta
– facendo esprimere
i protagonisti col
corpo, gli occhi e
la bocca quasi allo
sfinimento –
quella fase delicata
tra il desiderio e
l’appagamento.
Lo spunto intriga.
Un ordinato uomo dedito
ai numeri, un consulente
fiscale, si ritrova
nel suo studio una
donna sconosciuta
in preda a un fiume
d’emozioni.
Nel prologo gli rivela
di avere problemi
sessuali col marito
e che vorrebbe seguire
una terapia. Porta
sbagliata. Lo studio
dello psicoanalista
è giusto qualche
metro più in
là. Non sarà
possibile mantenere
l’inganno per
molto e l’uomo
seppure affascinato
profondamente dalla
paziente, gli rivelerà
l’errore. Ma
il gioco non finisce:
trasportando entrambi
in un binario inesplorato.
Di stazione in stazio-
ne
e di
cambiamento
in cambiamento.
Come
si può
parlare
di un
film
francese
senza
usare
l’etichetta
“francese”
e quindi
senza
rischiare
di incasellarlo
immediatamente?
Forse
prendendo
spunto
da ciò
che
rimane
dopo
aver
assistito
alla
proiezione.
Allorchè
mi sovviene
che
in questo
gioco
raffinato
delle
apparenze,
dei
continui
avvicinamenti
e allontanamenti
tra
i due
attori
principali
molto
si parla
e molta
attenzione
si
deve
prestare ai
loro dialoghi
raffinati.
Lei talvolta
è un
angelo che
sputa parolacce
e sentenze
e altre volte
una maestrina
dalla penna
rossa e lui
coi suoi occhi
vigili, un
passivo orecchio
perfetto.
Seppelliti
dalla montagna
di parole
ci sono i
desideri e
le svolte
che questo
motore incredibile
dell’attrazione
crea nelle
persone ma
senza consapevolezza
non si ama
veramente
e tutto rimane
un chiacchiericcio
inutile. O
forse sono
gli amori
immaginati
che rimangono
attaccati
nella nostra
memoria come
i migliori
e i perfetti?
Nel film succedono
anche cose
molto concrete.
Il rapporto
tra il consulente
e il vero
analista è
gustoso come
lo è
quello del
protagonista
stesso con
la sua segretaria,
materna e
apprensiva,
che costituisce
l’appoggio
continuo alla
realtà.
Il marito
della donna
misteriosa
non è
solo un personaggio
raccontato
ma interviene
con la sua
fisicità
e il mutare
del presente
di ognuno
di loro li
richiama innegabilmente
a compiere
una scelta
e non solo
a pensarla.
La tenuta
generale della
pellicola
è coesa
e il finale
con la ripresa
dall’alto,
forse è
una delle
scene più
belle e riuscite.
Questa volta
lei ascolta
e lui che
fa? Finalmente
parla. E qui
dimora il
dubbio. Se
avessero consumato
saremmo stati
più
soddisfatti?
Rimango dunque
appesa alla
sensazione
di indefinibilità
e davanti
alla parola
Autore né
m’inchino
né
dileggio ma
fieramente
critico, esprimendo
la riserva
dell’osticità.
(di Daniela
Losini )