Un ex militare statunitense
ferito e decorato
in Vietnam, in tre
giorni, filmando 30
ore, intervista l’
uomo alla guida di
una rivoluzione socialista
da quasi 50 anni,
scomodo vicino dell’
Impero. Domande a
volte strampalate
e superficiali, altre
ficcanti, simpatiche
punzecchiature, forzature
filosofiche, curiosita’
per gli aspetti privati,
mentre la cinepresa
scruta gli occhi neri
e le mani inquiete.
Spesso l’ uno
a fianco all’
altro, per un ritratto
affettuoso ed umano.
Con l’ aggiunta
di materiale d’
archivio, vita quotidiana
di strada, camminate
tra la gente in compagnia
di Fidel. I 16 anni
della guerriglia dei
barbudos nella giungla,
ed un bilancio a partire
dalla presa del potere
con l’ obiettivo
della democrazia partecipativa
e la giustizia sociale
(“quando avremo
realizzato il nostro
programma mi tagliero’
la barba”).
Castro illustra le
conquiste
raggiunte:
la nazionalizzazione
delle
imprese,
l’internazionalismo
con
l’
invio
in Angola
di 30.000
uomini
nel
’75,
l’
alfabetizzazione,
la riforma
agraria,
la sanita’
(nella
visita
all’
universita’
di medicina
incontriamo
studenti
provenienti
da diversi
paesi
del
mondo
latino),
l’
aborto,
il peso
delle
donne
nella
societa’,
il rifiuto
etico
della
tortura,
lo sforzo
per
il superamento
dell’
omofobia
e del
machismo,
l'uguaglianza
razziale,
il sistema
elettorale
in cui i cittadini,
non il Partito,
eleggono i
delegati.
Si ripercorrono
anche momenti
cruciali della
storia cubana
come la morte
di Ernesto
“Che”
Guevara, i
rapporti con
l’ URSS,
la Baia dei
Porci, la
crisi dei
missili, l’
embargo. Il
comandante
parla anche
di se’,
della sua
attenzione
per l’
arte oratoria
nella ricerca
di armonia
e combinazione
delle parole,
cadenza e
ritmo, l’
uso di aneddoti
e racconti.
Un approccio
materialista,
razionale,
autocritico
e determinato
alla vita,
fin da bambino
abituato ad
affrontare
le difficolta’,
la decisione
di fare il
contadino
e poi andare
a combattere
a Santo Domingo.
Ora, il minor
tempo possibile
da dedicare
all’
amministrazione
a vantaggio
del dialogo
con i compagni
per capire
i problemi
e trovare
soluzioni.
E dopo la
morte, il
nulla “Cos’
e’ una
dittatura?
Gli USA hanno
rapporti con
i dittatori,
io sono il
dittatore
di me stesso,
schiavo del
popolo”,
e quindi niente
vacanze e
cinema, attivita’
fisica camminando
in ufficio
come in cella.
Autorita’
morale anziche’
repressione
poliziesca,
persuasione
invece di
ordini. Non
crede alla
gloria, mai
pensato ad
essere ricordato
(d’altronde
la storia
e’ relativa),
confida piu’
nella cultura
politica della
gente che
in un successore.
Oliver Stone
- 13 film
tra i quali
Natural born
killers, nato
il 4 Luglio,
u-turn - subisce
la fascinazione
del lìder
maximo, prende
a contraltare
solo un reperto
di rozza propaganda
anticomunista
yankee della
Guerra Fredda
e lascia irrisolte
questioni
importanti
e spinose
(il culto
della personalita’,
il partito-stato,
dissidenza
e pluralismo,
i diritti
umani), ma
realizza un
documento
pulito, curioso,
conoscitivo,
dai molti
elementi di
riflessione.