amara
e qualche
considerazione
filosofica
inaspettata
lo rendono
accessibile.
Sono questi
squarci di
umanità,
a mio avviso,
la vera forza
del personaggio.
Ci affascinano
e che ci obbligano
a constatare:
perché
è così?
Quale è
la sua storia?
Perché
fa questo
mestiere?
La strana
coppia si
dirige incontro
alla notte
e agli imprevisti,
scivolando
sul nastro
nero delle
strade losangeline.
Il taxi attraversa
l’anima
della città
notturna altrimenti
celata dalla
frenesia del
quotidiano.
Il buio cola
come metallo
ricoprendo
palazzi, semafori,
luoghi d’aggregazione
e volti cospargendoli
di luce fredda,
ostile che
allo stesso
tempo rischiara
il lato più
selvaggio
e sfuggente
di ogni cosa,
animale o
individuo
che la popola.
È un
film, le cui
fila sono
tenute salde
dal pugno
di ferro del
regista, nel
quale gli
opposti (l’umano,
timido, disperato
e risoluto
Jamie e l’inumano
Vincent, la
notte e il
giorno, le
luci e le
ombre) convivono
costringendoci
a un continuo
altalenare
di pensiero
tra ciò
che riteniamo
giusto o sbagliato.
Se ci può
essere immedesimazione
nel tassista
perché
in qualche
modo è
la vittima
e colui che
deve sbrogliare
la matassa
per sopravvivere,
subiamo anche
l’attrazione
per il magnetico
assassino
dal cuore
nero, capace
di interrogarsi
sull’esistenza
e il suo significato.
Il secondo
tempo è
adrenalinico,
incessante,
e senza tregua
sino all’epilogo.
La mano sicura
e maestra
di Mann è
supportata
da una sceneggiatura
tesa e senza
cedimenti
che contribuisce,
con tutto
il cast ben
assortito,
all’ottima
riuscita di
questo noir
di classe,
trascinante
e di sicuro
impatto. |