CATWOMAN
 

catwoman recensione

 
Negli ultimi tempi sembra essersi sviluppato un particolare interesse, da parte dei produttori cinematografici, nei confronti delle donne d’azione. Simbolo di questa sorta di “emancipazione” su celluloide è sicuramente la Uma Turman/sposa vendicatrice di 'Kill Bill', ma non dimentichiamoci che già prima di lei avevano avuto modo di sfoggiare esaltanti doti atletiche e seduttivo-combattive la Angelina Jolie di Lara Croft-'Tomb Raider', la Jennifer Garner di 'Daredevil', presto protagonista anche dello spin-off 'Elektra', e il trio delle Charlie’s angels, costituito da Cameron Diaz, Drew Barrymore e Lucy Liu. Ora sembra essere giunto il turno della sexy Halle Berry ('Codice swordfish', 'X-men 1' & 2'), che presta volto e corpo a Catwoman, eroina derivata dalle note strisce a fumetti del 'Batman' di Bob Kane, in un omonimo lungometraggio  
 
diretto da Pitof (Vidocq). Riuscirà la vincitrice del Premio Oscar per l’interpretazione in 'Monster’s ball' a reggere il confronto con le Julie Newmar e Eartha Kitt del vecchio serial televisivo incentrato sull’uomo-pipistrello? E soprattutto riuscirà a cancellare dalla nostra memoria la vagamente sado-maso donna-gatto incarnata sullo schermo da Michelle Pfeiffer in 'Batman-Il ritorno'?. Il film di Pitof ci racconta la storia di  
Patience Philips, artista sfortunata che si occupa di bozzetti nella grande ditta di cosmetici dei coniugi George e Laurel Hedare. Una sera, purtroppo, Patience si ritrova casualmente testimone di una sconcertante verità: la perfida Laurel ha intenzione di alterare i prodotti della società in modo da provocare effetti collaterali su chi ne fa uso. Viene quindi uccisa e gettata in mare, ma il destino vuole che forze misteriose, a quanto pare legate ai gatti, la riportino in vita conferendole l’agilità tipica dei felini. Agilità che le consentirà, assetata di giustizia, di diventare Catwoman. La cosa che poteva pesare di più per la protagonista del film, era proprio il confronto con la succitata Pfeiffer, che diede una grande prova d’attrice nel film di Tim Burton, generando un’icona cinematografica ben presto entrata a far parte dell’immaginario collettivo, ma quanto a Halle Berry non è da meno, in quanto dimostra di sapersela cavare benissimo nella rappresentazione del suo complesso personaggio, prima ragazza goffa e timida, poi pericolosa femme fatale agile e sexy. Pitof possiede una personale visionarietà, infarcita d’illuminazione fantasticamente colorata e scenografie fumettistiche, che non ci fanno rimpiangere le atmosfere burtoniane, probabilmente perchè proveniente dal tecnicamente raffinato mondo degli spot pubblicitari, ed il ritmo e gli eccitanti momenti d’azione non mancano. Basta citare l’incidente sulla ruota panoramica e la movimentata irruzione nella gioielleria rapinata. I punti deboli del film vanno piuttosto individuati nel sacrificio di alcuni personaggi, come ad esempio il detective Tom Lone, interpretato dal Benjamin Bratt di 'Traffic', che fa soltanto da contraltare sentimentale alla complicata situazione di metamorfosi psico-fisica che Patience sta vivendo, ed in evidenti buchi di sceneggiatura che si presentano verso il concludersi della vicenda (quali sono, ad esempio, le prove schiaccianti che il detective Lone ha trovato per scagionare Patience dalla sua colpevolezza?). Nonostante tutto, come comic-movie (o semplicemente come film d’azione) funziona, anche se, a partire dal costume di Catwoman, del quale vengono esibiti ben tre tipi nell’arco del lungometraggio (come se la protagonista fosse indecisa su cosa indossare), è evidente questa grande voglia di rendere il tutto così fascinoso ed alla moda, ma d’altra parte questa è, da sempre, Hollywood. Da segnalare la presenza di Michael Massee, Funboy de 'Il corvo', Lambert Wilson, nel ruolo del villain George Hedare e, soprattutto, una perfida Sharon Stone in quello della moglie Laurel, cattiva a 360° che ucciderebbe solo per la sua vanità.

(di Mirko Lomuscio)
 
 
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