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Quattro
anni fa. Franco
Citti, il mitico
attore-non attore protagonista
di Accattone
(e poi di mille altri film).
Esordisce nella regia. A
riprese iniziate, si fa
dare una mano dal fratello
Sergio,
che invece, dopo essere
stato aiuto di Pasolini,
è uno dei registi
più singolari e fantasiosi
del cinema italiano. Leggenda
vuole che Sergio chiedesse
al fratello: «Ma che,
giri 'n film? E quanno giri
almeno lo sai 'ndo mette
'a macchina?».
E Franco: «E 'ndo
a devo mette? Ner garage...».
Cartoni animati
venne presentato a Venezia
senza particolare eco. Poi
la casa di produzione fallì
e il film finì nel
frigo. Nel frattempo sia
Franco che Sergio hanno
avuto gravissimi problemi
di salute. Adesso il film
esce, quasi clandestinamente,
ed è difficile considerarlo
con occhi sereni. Il filo
narrativo segue il balordo
Onorato (Citti), perseguitato
da Lietta (Mielli). |
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vestita
da sposa: forse lei lo ha
davvero sposato, e forse
lui è davvero morto
andando in chiesa. Ma forse
no, tanto non da ora «essere
vivi ed essere morti è
la stessa cosa». Intorno
a loro, vari personaggi
di marginali, tra cui dei
senzatetto che vivono nei
cartoni, e Salvatore Salvatutti
(Fiorello),
spacciatore di sogni. Che
il film sia scalcagnato
e senza controllo non è
un problema, ma quasi una
necessità del suo
progetto. Il problema piuttosto
è che il mondo di
(dei) Citti, l'elogio del
sottoproletariato sognante
(con tanto di citazione
iniziale da Miracolo a Milano)
e la sua filosofia "lumpen"
rischiano di essere senza
mordente. Sembra un Ufo,
questo Cartoni animati,
legato a idee, immagini,
progetti, figure, personaggi
che erano già compianto
ed elegia trent'anni fa,
tanto da risultare a tratti
stanchi ed evasivi, anche
se il film ha continue trovate
felici, autenticamente poetiche.
Ma che un titolo come questo
ci appaia oggi "inutile"
o anacronistico, non è
certo solo colpa dei fratelli
Citti. E basta il suo procedere
vagabondo a mostrarlo come
un film libero in mezzo
a film schiavi del mercato
e della mediocrità
creativa, un film umano
in mezzo a film-zombie.
Fiorello funziona
in maniera sorprendente,
Franco Citti si porta in
giro con la solita rude
grazia, mentre un handicap
è l'interpretazione
di Elide Melli, rigida e
leziosa. |
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Emiliano
Morreale (Film TV) |
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