Per meglio inserirsi
nelle atmosfere evocate
da questo lungometraggio,
ci vorrebbe una musica
di sottofondo. Non
una musica qualsiasi
ma una melodia triste,
poetica e suggestiva.
Pursy – interpretata
dalla Johansonn
- è una giovane
e selvaggia ragazza
abituata a fare di
testa propria. La
madre, cantante famosa
nei locali di New
Orleans e che non
vede da anni, muore
lasciandole in eredità
la sua vecchia casa
in Louisiana, abitata
da due stravaganti
individui. Bobby,
John Travolta,
un professore di letteratura
e il suo assistente
biografo, Lawson interpretato
da Gabriel Macht.
All’inizio la
convivenza sarà
impossibile, irta
di durezze reciproche
e incomprensioni ma
complice la poesia
del luogo e i ricordi
cha lentamente si
sbrogliano ammorbidendo
i cuori, i protagonisti
legheranno tra loro
costruendo un
irrinunciabile
surrogato
di famiglia.
Della
trama
non
racconto
altro.
Rovinerei
il piacere
di assistere
alla
proiezione
di questo
singolare,
struggente
film
che
ci consegna
un ritratto
malinconico
e affascinante
di una
città,
già
di per
sé
carismatica,
come
New
Orleans
e di
alcuni
dei
suoi
pittoreschi
abitanti.
Fa venire
la voglia
di prendere
un biglietto
aereo
per
godere
di persona
un po’
di quell’aria
scanzonata
e
ruvidamente
toccante che
traspare dalle
immagini nitide,
calde e a
tratti acquerellate.
In questo
quadro incantevole
si muovono
gli attori,
dai protagonisti
ai comprimari,
tutti con
un loro tangibile
spessore.
Possiedono
facce centrate,
che arrivano
dirette all’obiettivo:
quello di
essere ricordate,
distinte.
Persino il
cerotto strambo
sui piedi
dell’attore
principale
sembra raccontare
una storia,
arricchendo
la trama.
Su tutti svetta
irraggiungibile,
Travolta.
Al di là
del personaggio
che interpreta
– un
eroe tragico
e perduto
tra i fantasmi
dei libri
che ama e
che hanno
sostituito
un’insopportabile,
dolorosa realtà
– dona
un personale
tocco lirico
e magistrale
profondendo
al carattere
ulteriore
profondità.
La Johansonn
e Macht apportano
il loro decisivo
contributo
alla riuscita
del film.
Una menzione
speciale va
a quest’ultimo
attore - ha
lavorato con
Hackman in
Behind the
Enemy Lines
– quasi
sconosciuto
da noi, dallo
sguardo languido
e comunicativo
che colma
lo schermo.
"Una
Canzone per
Bobby Long"
è u
film da vedere
per emozionarsi:
questa è
la storia
di un uomo
che sognò
di diventare
una canzone,
un poema,
una frase
da decantare.
Questo è
un film che
fa del folcklore
poesia, della
poesia, bellezza
fotografica
e della bellezza,
musica. Maledettamente
blues. (di
Daniela Losini)