Presentato in prima
mondiale al Filmfest
di Berlino 2004, "Camminando
sull'acqua" ha
rischiato di non uscire
in Italia dopo l'infelice
battuta di Tremaglia
sui "culattoni".
La Teodora Film ha
però convinto
il regista, il quarantenne
israelo-newyorkese
Eytan Fox, a lasciar
perdere: l'intemperanza
lessicale di uno non
doveva punire le aspettative
cinematografiche di
molti. Il film è
più interessante
che bello, ma è
molto importante:
agita i temi dell'emofobia,
dell'Olocausto, del
senso di accerchiamento
che atta naglia Israele,
della cattiva coscienza
tedesca e l'elenco
potrebbe continuare.
Eyal (Lior Ashkenazy)
è un agente
del Mossad che deve
frequentare, fingendosi
un autista, un tedesco
venuto in Israele
per visitare la sorella.
I due ragazzi sono
gli ignari nipoti
di un criminale nazista,
forse ancora vivo:
Eyal deve scoprire
dove
si trova.
L'agente,
reduce
da una
missione
omicida
in Turchia
e dal
suicidio
della
moglie,
detesta
il giovane
tedesco
"a
pelle"
e le
cose
non
migliorano
quando
scopre
che
è
gay.
Ma pian
piano,
Eyal
e i
due
giovani
diventano
amici,
quasi
compiici.
Curioso
intreccio
di spy-story
e orgoglio
gay,
Camminando
sull'acqua
mette
forse
troppa
carne
al fuoco:
ma i
sapori
sono
forti,
e il
risultato
non
è
indigesto.