I TEMPI CHE CAMBIANO
 

i tempi che cambiano recensione

 
Catherine Deneuve e Gérard Depardieu, di nuovo insieme dopo il loro splendido duetto anni Ottanta nell'«Ultimo metrò» di Truffaut. Vi era il pericolo che potesse essere soprattutto un'operazione divistica, un pretesto al servizio di due mostri sacri. Fortunatamente André Téchiné è autore troppo intelligente per prestarsi a giochi simili ed abbiamo così un lavoro sottile e delicato, un racconto fatto di sentimenti che sfidano il tempo, un sapiente ritratto di varia umanità in cui molti spettatori potranno riconoscersi. Una storia (tante storie) che cresce lentamente e gradualmente senza mai un attimo di stanchezza, raccontata talmente bene che non consente al pubblico la minima distrazione (pubblico che si sente immediatamente coinvolto e compartecipe). Antoine (Gérard Depardieu), spostatosi dalla Francia  
 
verso Tangeri per motivi di lavoro, cerca di riconquistare la sua vecchia fiamma Cécile (Catherine Deneuve), nonostante siano passati più di trent'anni dalla fine della loro storia. Il film ci parla dunque d'amore ma, e questa è una delle scelte interessanti, con un lui confuso ed eternamente innamorato, femminilmente romantico e che vive soprattutto nel passato, e una lei (molto pratica e razionale, calata perfettamente nel presente) diventata dura, maschilmente attaccata al lavoro e distaccata dai propri sentimenti. E come sfondo varie tematiche appena accennate: l'omosessualità, i rapporti ambigui tra le nuove generazioni, la difficoltà del dialogo genitori-figli, i conflitti interrazziali, l'islamismo, l'Iraq. Tematiche che non
costituiscono digressioni, inutili parentesi, perdite di tempo. ma concorrono a motivare le scelte dei protagonisti, a delineare meglio la loro personalità (e il tutto in una Tangeri babele di lingue e culture mai presentata folkloristicamente, una città dove le antiche tradizioni si mescolano con la novità della globalizzazione, dove resistono antiche superstizioni ma si lavora per la tv satellitare). Un bel ritratto psicologico, una profonda analisi sentimentale (asciutta e concreta al massimo) che porta lo spettatore a interrogarsi su se stesso e sulla vita che va conducendo, un film che invita alla riflessione e alla discussione. Un lavoro che si caratterizza per un cast i cui componenti sono uno più bravo dell'altro, dal primo all'ultimo (una lode particolare alla giovane Lubna Azabal in un difficile doppio ruolo). Giganteggiano naturalmente la Deneuve e Depardieu. La prima, meno algida del solito, riempie lo schermo con la sola presenza, un carisma il suo che ben poche attrici possiedono; il secondo, in un ruolo non consueto, offre una prestazione davvero notevole e si conferma uno dei migliori attori in circolazione.

(di Leo Pellegrini)

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