BUFFALO SOLDIERS
 

buffalo soldiers recensione

 
La vita può riservare anche delle sorprese. Come quella di andare al cinema una sera di luglio e vedere un film vecchio di quattro anni che non sarà certo un capolavoro ma nemmeno quell’inutile fondo di magazzino che ci si poteva aspettare. No, 'Buffalo Soldiers' non è “un’altra stupida commedia americana” (non fosse altro per il fatto che il film è anglo-tedesco!), potendo al contrario vantare profondità di contenuti (al punto che alla fine si arriva a citare perfino Nietzsche!), cast semi-stellare (Joaquin Phoenix, Ed Harris, Scott Glenn e Anna Paquin che, dopo Lezioni di piano, diciamolo, non ne becca più una) e una messa in scena di tutto rispetto che, mirando alla parodia degli ambienti militareschi, si inscrive in quella tradizione che da M.A.S.H. in avanti è andata a costituire un vero e proprio sottogenere cinematografico.  
 
L’esercito insomma, sbeffeggiato e canzonato come copione comanda, ci fa la giusta figura barbina di sempre, con i suoi stupidi rituali, la ferrea disciplina, l’ipocrisia nascosta tra le pieghe della bandiera, popolato esclusivamente da fanatici guerrafondai, spregevoli approfittatori, ex carcerati patteggianti la pena, incapaci buoni a nulla cannati 24 ore su 24. Fin qui nulla di nuovo. Il tratto più originale semmai risiede nell’ambientazione spazio-temporale all’interno della quale la vicenda si svolge, la Berlino divisa del 1989, alla vigilia esatta della caduta del muro, dove l’esercito americano da anni è chiamato a svolgere azioni di controllo che in concreto si traducono in inutili e stanche esercitazioni e in un lassismo annoiato da
perditempo, tipico sintomo di una situazione in declino ormai giunta al capolinea. Un’ambientazione che potrebbe forse suonare come anacronistica ad un primo, superficiale ascolto, in realtà perfettamente funzionale per far detonare il colpo, per mostrare e dimostrare le degenerazioni a cui possono giungere gli ambienti militari in periodi di pace, quando non essendoci più un nemico da combattere che possa esaltare il coraggio, la forza, l’eroismo, la solidarietà e tutti quei nobili ideali di cui la retorica marziale si ciba, il nemico lo si comincia a cercare dentro di sé (ecco Nietzsche!), rivelando così la natura più vera e peggiore non semplicemente del soldato ma dell’uomo in generale, prepotente, violento, cinico e opportunista. “Mio padre ancora si ritrova con i suoi vecchi compagni con cui ha combattuto nella seconda guerra mondiale” sbraita la giovane recluta idealista appena dopo essere stata pestata a sangue dai suoi commilitoni in vena di scherzi. Apprenderà a sue spese che ciò che divide un eroe da un criminale talvolta è solo questione di circostanze.

(di Mirko Nottoli)

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