BRIDE OF SILENCE
 

bride of silence recensione

 
'Bride of silence' è la sposa del silenzio, ossia una giovane donna vietnamita che viene ripudiata dai genitori e dal proprio villaggio per essere rimasta incinta all’infuori di un legame coniugale. La trama ci ricorda storie recenti del nostro mondo, in cui altre donne hanno rischiato la loro vita per situazioni simili. E questo film ci ripropone il tema della condizione femminile, quale essa è in società e comunità rette da ferree regole e da severe prescrizioni, da ritmi di vita legati al passato e da consuetudini regolate sulla vita dei campi e sui lavori manuali: siamo in un Vietnam ancestrale, primitivo, lontano nello spazio e nel tempo, raffigurato nei suoi aspetti selvaggi e attraversato da lunghi fiumi: sembra quasi di vedere quel paesaggio incontaminato e inospitale che avrebbe conosciuto in seguito l’invasione americana e nel qua-  
 
le avrebbero trovato morte e disfatta i marines e l’esercito a stelle e strisce. È appunto il paesaggio a imporsi come figura di primo piano in questa pellicola: foreste desolate e gole sterminate sono lo scenario entro il quale si muovono questi uomini; gli appartenenti al villaggio vorrebbero punire Ly An (questo il nome della protagonista), ma tre fratelli artigiani del legno salvano lei e il suo piccolo, e fuggono  
andando a vivere in una capanna in mezzo al bosco, a riva di un fiume. Il prosieguo della storia si complica, e la sapienza della regia alterna flashback dal passato con istantanee del presente quando il ragazzo divenuto grande ricerca la madre e la vera storia della sua vita. Il film, bello e intenso, si segnala appunto per l’efficace carica realistica con cui riprende le storie e gli sfondi, e anche per certi sviluppi della vicenda che tendono verso l’intrigo, con il mistero irresoluto dell’identità dell’uomo che ha sedotto e messo in cinta la giovane e bella Ly An.

(di Michele Canalini)

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