Tim (Barrry Watson)
è un normale
ragazzo di città,
dalla vita tranquilla
e felicemente fidanzato
con Jessica (Tory
Musett). Questa tranquillità
viene interrotta dalla
tragica notizia della
morte di sua madre
(Lucy Lawless), si
trova così
costretto a tornare
nella casa natale,
dove dovrà
fare i conti con le
paure del passato
che tornano a farsi
vive. Infatti, alla
tenera età
di 8 anni, il padre
(Charles Mesure) scomparve,
davanti ai suoi occhi,
risucchiato nell’armadio
da quello che è
ritenuto l’essere
più spaventoso
per eccellenza: l’uomo
nero. Difficile da
credere, ma la realtà
vuole che mostri il
coraggio necessario
per fare i conti con
le proprie fobie,
anche a rischio di
perdere le persone
più care. Dopo
i vari Freddy Kruger,
Michael Myers e Jason
Voohrees e sazi della
miriade di remake
nipponici con bambine
dai capelli corvini
chiamate
chiamate
Samara
o case
infestate
da spettrali
pargoli
di nome
Toshio,
la cinematografia
americana
tira
fuori
dal
macabro
cilindro
del
genere
horror
il personaggio
più
antico
e comune
che
la psiche
umana
possa
conoscere:
l’uomo
nero,
negli
Stati
Uniti
conosciuto
come
Boogeyman,
macabra
figura,
ormai
da secoli
minaccia
dei
bambini
che
la notte
non
hanno
intenzione
di chiudere
occhio,
che
in patria
ha
fatto immediatamente
centro al
botteghino.
Misterioso
e oscuro quanto
basta, 'Boogeyman
- L’uomo
nero' si rifà
non poco al
citato cinema
horror orientale,
soprattutto
per quanto
riguarda narrazione
e atmosfera,
tranquillamente
accostabili
ad opere come
'The ring'
ed il più
recente 'The
grudge', e
l’incipt
ricorda in
maniera incredibile
'Al calar
delle tenebre'
di Jonathan
Liebesman,
il quale,
tra l’altro,
portava sullo
schermo un’altra
leggenda del
mondo infantile:
la fata dei
denti. Fortunatamente,
però,
il lungometraggio
di Stephen
T. Kay (La
vendetta di
Carter), cosparso
di misteri
e fantasmi
del passato
e non privo
di riferimenti
a titoli degli
ultimi anni
come 'They-Incubi
dal mondo
delle ombre'
e 'Gothika',
impreziosito
dalla cupa
fotografia
di Bobby Bukowski
(Arlington
road), che
concede ben
poco spazio
a situazioni
luminose,
e tempestato
di momenti
che, grazie
all’introduzione
improvvisa
di effetti
sonori dal
disturbante
impatto uditivo,
riesce a far
balzare in
più
di un’occasione
lo spettatore
dalla poltrona,
è basato
sapientemente
sull’attesa
e sulla tensione,
per condurre
ad un finale
che scioglie
tutti i nodi
legati alla
vita del protagonista
Tim. Non per
nulla, produttore
del film è
quel genio
che porta
il nome di
Sam Raimi,
maestro del
cinema horror
(e non solo)
che ha dato
i suoi frutti
con opere
come 'La casa'
ed i suoi
sequel, e
fondatore,
insieme all’inseparabile
compagno d’avventure
cinematografiche
Robert Tapert,
della Ghost
House pictures,
con la quale,
di recente,
oltre a questo
Boogeyman
hanno finanziato
il succitato
'The grudge
di Takashi
Shimizu. Curiosità:
nella parte
della madre
di Tim troviamo
una deperita
Lucy Lawless,
irriconoscibile
per chi è
abituato a
vederla atletica
e robusta
nella serie
tv Xena (anch’essa
prodotta da
Raimi).