BLUEBERRY
 

blueberry recensione

 
Del regista pubblicitario Jan Kounen (di origini olandesi ma francese a tutti gli effetti) dopo "Dobermann" del 1997 si era persa ogni notizia: riappare ora alla direzione di questo "Blueberry": lo sceriffo di un tranquillo paesino del West, nel dare la caccia a un temibile bandito, rinnova i contatti con gli sciamani di una tribù indiana ed è costretto ad affrontare i propri demoni interiori "Liberamente ispirato a Blueberry, il famoso personaggio a fumetti, il film di Jan Kounen rappresenta l'incontro tra l'epicità classica dei film western e un'ambientazione sovrannaturale. E' il racconto del viaggio iniziatico di un uomo alla ricerca delle proprie radici". Così le note della casa di produzione e l'insieme sembra una sfida al cinema americano. Si è preso il western (il più popolare dei generi hollywoodiani) e lo  
 
si è combinato con il fantasy, condendo il tutto con mirabolanti effetti speciali digitali e profondi e allusivi significati spirituali (moralità colpevolezza inconscio, nonché incontro-scontro di due civiltà): si è cercato di realizzare così un qualcosa che risultasse del tutto originale e innovativo (qualcuno ha parlato di "cyber-western misticheggiante"). Il prodotto finale appare un fumetto riscritto da un Sartre coadiuvato da maghi degli effetti visivi. La storia raccontata è talmente banale, e vista e rivista tante volte, che era naturalmente necessario lavorarvi sopra e inventarsi qualcosa: ma ammantarla talmente tanto di intellettualismo produce un risultato tutt'altro che godibile (e presuntuoso, per giunta). Riprese molto belle, montaggio scattante e veloce, ritmo a volte vorticoso, panoramiche mozzafiato: il
tutto è però così ricercato e calligrafico che si mostra alla fine indigesto. Il racconto stenta a procedere, il film gira continuamente su se stesso e l'unica preoccupazione del regista sembra quella di creare continue atmosfere oniriche (che il più delle volte non hanno alcuna motivazione). Tentare cose nuove e rompere le regole è sicuramente un merito ma questo western sovrannaturale è solo monocorde e monotono Per quanto riguarda il cast c'è da segnalare la presenza di Ernest Borgnine (sempre una gradita sorpresa ritrovarlo), la buona prestazione di Vincent Cassel (dalla recitazione convinta e intensa), il ricoprire un ruolo finalmente diverso da parte di Juliette Lewis (non più Lolita sciroccata e dissociata).

p.s. Il personaggio di Blueberry apparve la prima volta con la rivista settimanale francese "Pilote" nel 1963, disegnato di uno dei più grandi autori di fumetto di tutti i tempi: Jean Giraud in arte Moebius. E' stato lui ad indicare Vincent Cassel come protagonista dell'adattamento cinematografico. Giraud ha lavorato come production designer in vari film di Ridley Scott, Ron Howard, James Cameron, Luc Besson.
(di Leo Pellegrini)

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