BATMAN BEGINS
 
 

di Daniela Losini (***)

 

di Alessandro Ruggieri (**1/2)

Genesi del Cavaliere Oscuro, creatura nata dalla fantasia di Bob Kane e rinata dalla mente eccelsa di Frank Miller che col medesimo ciclo a fumetti ne canta il lato buio, affascinante e ambiguo. Christoper Nolan (regista capace di Memento e del discontinuo Insomnia) supportato dalla faccia e dal corpo camaleontico dello straordinario Christian Bale dà vita, anima, muscoli ma soprattutto ombre all’Uomo Pipistrello. Bruce Wayne traumatizzato dalla perdita dei genitori, scende ogni gradino degli inferi della colpa, della vendetta e della paura che lo portano a vivere come un derelitto salvato e poi condotto, da un istruttore ninja, alla fine del mondo sulle più alte vette a compiere la via della giustizia, a impratichirsi con un allenamento durissimo per poter sconfiggere i propri demoni e infine a compiere una scelta. Batman nasce   Torna sul grande schermo uno degli eroi più longevi della storia dei fumetti. Creato da Bob Kane nel ’39, l’uomo-pipistrello riappare, a otto anni di distanza dall’ultimo, fallimentare capitolo firmato Joel Schumacher, con “Batman Begins” di Christopher Nolan. L’intento è quello di “azzerare” la precedente saga puntando su un costoso prequel, forte dei richiami del passato e in linea con l’attuale tendenza “cinecomics”. La trasposizione dal fumetto è parzialmente riuscita e, concedendo molto spazio alla preparazione fisica di Bruce Wayne e all’approfondimento della sua personalità, prepara all’attesa rinascita in maschera e mantello. Tuttavia, nonostante il rispettoso taglia e incolla dagli albi originali, in particolare da “Year One” del duo David Mazzucchelli/Frank Miller, la narrazione scade più volte nel didascalico. A questo si aggiunge il diso-
 
 
 
pezzo per pezzo e dolore dopo dolore e l’armatura diviene pericolosa tentazione di onnipotenza e distruzione. Torna alle origini e ritrova Gotham City in mano a criminali in giacca e cravatta che ne minano la struttura ormai decadente: il male seminato nella notte dei tempi è il potere dell’economia e la sua deriva più intima, la corruzione. Scopre un disegno malvagio le cui fila sono insospettabilmente tirate da un occulto manovratore, che vuole la metropoli invasa da un’arma chimica che produce panico e che scatenerebbe una catarsi. Pellicola densa come pece, sfavillante, visionaria e dark che cede il passo all’azione, giustamente spettacolare, perché funzionale alla storia e qualche scivolone nella retorica, è presto perdonato dalla consistenza delle immagini e la forza evocativa dell’ambiguità del personaggio. Si ravvede un certo gradevole gusto per il grottesco - la cocaina si nasconde in orsetti di peluche, uno dei malvagi ha il viso liscio e tagliente di un bel ragazzo che alla bisogna diventa un orribile spaventapasseri – e Alfred (Sir Michael Caine) rappresenta la morale intelligente e l’onesto tocco umoristico. Ma è quando le ali del Pipistrello danzano e incombono nelle luci della notte che il nostro cuore palpita, inseguendone le gesta.
























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  rdine delle scene d’azione, girate a velocità supersonica, e trascuratezze di montaggio come nel caso dei frequenti e improvvisi cambi di luce. Il punto di forza, è bene dirlo, sono senz’altro gli interpreti, il cui casting è stato curato nei minimi dettagli, dalle vecchie glorie alle nuove leve. Irresistibili i siparietti con brillanti dialoghi a base di humor inglese tra Michael Caine e Morgan Freeman e da notare l’ultimo “guest starring” di Rutger Hauer, dopo la recente prova di “Sin City”. Liam Neeson sarà anche convincente nei panni del “cattivo maestro”, ma Gary Oldman è la personificazione del commissario Gordon, personaggio chiave che fino a questo momento era stato dipinto in modo caricaturale. Infine, Christian Bale, da yuppie omicida di “American Psycho”, si dimostra all’altezza di indossare il costume di Batman, supereroe senza superpoteri, alla cui facciata di playboy miliardario corrisponde un animo tormentato e malinconico. La successione di eventi che porterà l’ultimo rampollo della dinastia Wayne alla metamorfosi finale riassume senza fronzoli il percorso formativo del protagonista e il tutto risulta molto sobrio, a metà tra un action movie e un thriller. Gli effetti speciali non sono invasivi, né si fanno mancare mezzi innovativi, armi tecnologiche e ambientazioni digitali che ben completano il kolossal a tinte scure. Loschi movimenti finanziari, l’incontro-scontro con la mafia, il ritorno della setta orientale e tante altre vicende dal grande impatto si sovrappongono, sacrificando momenti cardine come l’entrata in scena di Scarecrow, supercattivo di turno, che avrebbe di certo richiesto più pathos. La tensione ha il sopravvento sulla storia e riaffiora il duro e inevitabile confronto con le epiche e visionarie pellicole di Tim Burton. Difficilmente lo Spaventapasseri di Cillian Murphy entrerà a far parte di quella galleria di criminali disturbati messa in luce dal Joker di Jack Nicholson e dal Pinguino di Danny DeVito. Ma è soprattutto l’atmosfera che manca, quel clima che ha reso Gotham City la metropoli gotica e fumosa dove tutto può accadere, a partire dalla nascita di una leggenda.

(Alessandro Ruggieri è professore di sceneggiatura alla Scuola Romana dei Fumetti di Roma)
 
 
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