“Willie è
un perfetto esempio
di canaglia, ma è
anche qualcos’altro.
All’inizio,
si ha l’impressione
che Willie sia odioso,
ma in effetti lui
non è altro
che uno sbandato con
un’infanzia
orribile alle spalle.
Il Natale rappresenta
per lui solo un periodo
di infelicità.
E’ un perdente
ma, col proseguire
della storia, finisce
col diventare un perdente
davvero adorabile”.
Così l’attore
Billy Bob Thornton
descrive il personaggio
che interpreta in
'Bad Santa', ignobilmente
rititolato dalle nostre
parti come 'Babbo
bastardo', nuovo lungometraggio
di Terry Zwigoff (Ghost
world), il quale,
ben lontano da pellicole
come 'La vita è
meravigliosa' di Frank
Capra e dall’etica
di 'Canto di Natale'
di Charles Dickens,
ci propone la versione
decisamente anti-politically
correct di una delle
figure più
amate dai bambini.
Ultima interpretazione
del compianto John
Rit-
ter
(il
film
è
in sua
memoria),
'Bad
Santa'
ci racconta
la storia
di Willie
T. Stokes,
furfante
che
ogni
anno,
sotto
il travestimento
da Babbo
Natale,
svuota
la cassaforte
dei
grandi
magazzini
aiutato
dal
socio
nano
Marcus.
Tutto
fila
liscio
finché,
a Phoenix,
non
entrano
nella
loro
vita
Bob
Chipeska,
direttore
particolarmente
irritante,
il furbo
detective
Gin,
Sue,
una
ragazza
che
ama
coinvolgere
nelle
sue
fantasie
sessuali
la figura
di Babbo Natale
e, soprattutto,
Thurman Merman,
emarginato
ragazzino
che vive con
la convinzione
che Willie
sia il vero
Santa Claus.
Il nuovo lavoro
di Zwigoff
mette in scena
per l’ennesima
volta un personaggio
cinico in
fondo al quale,
dopotutto,
batte un cuore,
infatti, fin
dai primissimi
minuti, ci
viene mostrato
il sempre
ottimo Billy
Bob Thornton
nei panni
dell’insolito
Babbo Natale
che beve come
una spugna,
fa del sesso
una delle
sue principali
attività
quotidiane
e, in particolare,
tratta male
e prende a
parolacce
i piccoli
clienti del
centro commerciale
in cui lavora.
Però
l’autore,
troppo impegnato
ad accontentare
la South Park
generation,
finisce per
fare l’imitazione
di Kevin Smith,
realizzando
un prodotto
altamente
discontinuo
che, pur trovando
il tempo di
lasciarci
riflettere,
con un sapore
vagamente
anti-capitalista,
sul valore
che divise
e cariche
conferiscono
a chi le indossa
(tira in ballo,
oltre al truffaldino
Santa Claus,
Gin, astuto
agente della
sicurezza
interpretato
dal comico
di colore
Bernie Mac),
appare diviso
tra una prima
parte esageratamente
volgare, che
stenta anche
a divertire,
ed un buon
secondo tempo,
efficacemente
costruito
sul continuo
contrasto
tra il ghigno
di Willie
e l’espressione
innocente
del piccolo
e paffutello
Thurman, splendidamente
incarnato
dal giovanissimo
Brett Kelly.
Ma il risultato
finale non
raggiunge
comunque la
sufficienza,
ed è
un vero dispiacere
vedere coinvolti
in un pasticcio
del genere
quei geniacci
dei fratelli
Coen che,
oltre a figurare
come produttori
esecutivi,
sembra che
siano i responsabili
dell’idea
di partenza.
E poi in un
periodo storico
in cui regnano
odio e rivalità
nei confronti
del prossimo,
era così
necessario
disturbare
la quiete
del Natale,
unico periodo
dell’anno
in cui si
è veramente
(forse) tutti
più
buoni? (di
Francesco
Lomuscio)