Evviva.
Ritorna in sala Sunrise,
Aurora.
Il Capolavoro di F.
W. Murnau,
in edizione restaurata.
Aurora è del
1927, è un
film muto con didascalie,
fu distribuito con
una colonna musicale
registrata con il
sistema MovieTone.
È il primo
film americano di
Murnau, è tratto
da un racconto (tardo
naturalistico) di
Hermann Sudermann,
è stato sceneggiato
da Carl Mayer (lo
sceneggiatore del
Gabinetto del dottor
Caligari), le scenografie
sono di Rochus Gliese,
famoso art director
tedesco dell'epoca,
ha vinto tre
Oscar (film
d'arte, fotografia,
Janet Gaynor miglior
attrice): ed entra
immancabilmente in
tutte le classifiche
dei dieci migliori
film della storia
del cinema. Mèlo,
commedia e tragedia
(sfiorata) tra campagna
e città. Un
bel contadino viene
sedotto da una vamp
cittadina che lo spinge
ad
annegare
la moglie.
Lui non
ce la
fa, ritrova
la serenità
con la
moglie
durante
un viaggio
in città,
al ritorno
la donna
cade in
acqua
e scompare.
Viene
l'aurora
e... Con
Aurora
ci si
può
dar dentro
con le
iperboli.
Film
magico,
anzi più
che magico:
alchemico
e avvolgente,
sinfonico
e sintetico,
magistrale
nella
creazione
di uno
spazio
drammatico
e cosmico
di ombre
e trasparenze,
inganni
e rivelazioni.
Murnau
prende
dei semplici
elementi,
prosaici
e quotidiani,
e li trasfigura
in
epifanie
del sublime
(proprio così,
roba da non
crederci). Autore
di alcuni capisaldi
del cinema tedesco,
Nosferatu,
L'ultima
risata,
Faust,
il Murnau americano
reinventa l'espressionismo,
trasferisce
quelle atmosfere
in un luogo
senza tempo
e senza spazio,
scrive con la
macchina da
presa sequenze
indimenticabili:
l'incontro notturno
tra l'Uomo e
la Donna di
città
nella palude
nebbiosa, il
viaggio in tram
tra alberi e
automobili,
la scoperta
della vita turbinosa
ed elegante
della metropoli
(con la coppia
stupefatta e
felice nel vedersi
riflessa in
una vetrina...),
infine la furibonda
tempesta sul
lago. Il film
ha un sottotitolo:
un canto di
due esseri umani.
Un canto che
non smette mai
di ammaliarci.(di
Bruno
Fornara
- Film
TV)