THE ASSASSINATION
 

recensione the assassination

 
Dato atto che si tratta di opera prima benedetta dalla “vis” recitativa di Sean Penn e dalla “vis” produttiva di Leonardo DiCaprio, Alexander Payne (Sideways) e Alfonso Cuaron (Harry Potter 3, Y tu mama tambien) ci si accosti con rispettosa riserva a questa pellicola che narra la personale discesa agli inferi di Sam “Travis” Bick(l)e, persona realmente esistita negli anni ’70 e che progettò l’assassinio di Nixon in fase pre-Watergate. La storia di un granello di sabbia nella desertica progenie umana che ha come obiettivo il profitto, punteggiata da venditori di ogni tipo di fumo - lo stesso presidente degli Stati Uniti è definito dal capo di Sam come il miglior piazzista sul mercato (conosciamo forse l’articolo?) - e dove le uniche oasi paiono essere il possesso di un biglietto da visita accompagnato dalla giusta faccia ruffiana a scapito della  
 
sostanza e del principio. E’ anche il periodo della lotta dei neri contro lo strapotere bianco e il momento dove s’inaugura la stagione dei nuovi schiavi: gli impiegati. Più Sam cerca di integrarsi in questo luogo/spazio e più si disintegra. Vende mobili per ufficio e per vendere deve fottere il prossimo. Assistiamo imbarazzati alla sua incapacità di mentire e che presto sfocia nella petulanza ossessiva. Al tempo stesso mente sul  
suo divorzio, per sopravvivenza lavorativa. Oscilla continuamente nel conflitto lacerante tra la patologia della menzogna e della verità. Scende ogni gradino della sua insicurezza, alimentata da continui fallimenti privati e professionali. Crolla, indifeso e solo, sprofondando dentro a se stesso tra qualche stilla di psicologia spicciola, sguardi di commiserazione e nessun aiuto morale. Sean Penn, bravo e capace, ci sta prendendo troppo gusto a interpretare personaggi ai margini, perdenti o perduti, e risulta inevitabilmente un po’ autocompiaciuto. Quando si lascia la sala rimane addosso un mantello di nichilismo e ineluttabilità e la voglia, meschina, di dimenticare presto il dramma di questo sfortunato uomo qualunque, tritato nel e dal sistema. Sconfitto al punto che non riesce nemmeno a compiere il gesto che si è prefisso di fare. Si esce con passo pesante e ancora una volta consapevoli che sotto alle ceneri delle tragedie, bruciano i carboni dell’indifferenza.

(di Daniela Losini)
 
 
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