L'AMORE RITROVATO
 
 

- Recensione -

 
Negli anni trenta, quando l’adulterio era peccato punito con la legge e la prigione, Maria decide di vivere la Passione e l’Amore con Giovanni, un uomo sposato e in cerca di evasione. L’uomo si ritroverà imprigionato dal mistero della donna, suo breve incontro durante un’estate dove - bionda e scema come si definirà - lo aveva irretito col sorriso, sorriso che rintraccerà nella ragazza bruna, intensa e coraggiosa che per caso rivede alla stazione. Il regista accompagna la coppia con l’occhio leggero del narratore curioso e mai morboso durante il loro percorso d’amore e di difficoltà. Sfrutta, come ponte e confine tra le varie separazioni, la linea della ferrovia. Il fumo del treno a vapore ogni volta li fa perdere e riabbracciare nella nebbia delle incertezze e degli avvenimenti anche quelli più grandi delle reciproche  
 
volontà, come la guerra. Un racconto cinematografico di maniera, a tratti poetico e che avrebbe ricevuto giovamento da una sforbiciata qua e là nel montaggio, con una fotografia elegante e pulita che ci restituisce immagini talmente perfette e pittoriche da risultare freddine ma che possiede il pregio di avvalersi della presenza palpitante e carismatica di Maya Sansa, figura a tutto tondo. Emerge  
con il corpo e l’anima caricandosi quasi tutto il peso della pellicola con un’interpretazione che lascia il segno. Accorsi sottotono e attonito come il suo personaggio, rimane sullo sfondo mettendosi da parte per dare spazio alla forza del carattere femminile, riconoscendone con onore la potenza. Si esce dalla sala con la sensazione di aver visto qualcosa di buono ma che, senza colpo ferire, forse dimenticheremo presto. (di Daniela Losini )
 
 
   
 

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