30 ANNI IN UN SECONDO
 
 

- Recensione -

 
30 anni in un secondo racconta una storia non nuova, anzi antichissima che torna buona quando, come in queste stagioni, le strategie di marketing, più che le libere riunioni di sceneggiatori in febbrile fase creativa, si rendono conto che un margine di lavoro (redditizio?) riguarda le adolescenti in fiore. La piccola Jenna nel giorno, del suo difficile compleanno per i tredici anni, è sottovalutata e ignorata dai suoi compagni di scuola più intraprendenti e antipatici. La festa è un fallimento e la ragazzina esprime il desiderio di avere trent'anni e un'altra vita. I sogni son desideri che si realizzano sempre e Jenna, si trova nel 2004. È una pimpante giovane, graziosa donna in carriera. Con il cuore, le timidezze, gli imbarazzi e le ingenuità di un'adolescente timida. Degli anni che l'hanno portata dallo stanzino della casa  
 
della casa dei genitori al suo letto, guardaroba, ufficio d'adulta non ha ricordi. Gary Winick (Voglia di vendetta) accorda e schiaccia il film su questo scalino tra una generazione e l'altra e non ci sono abbastanza idee e trovate per far funzionare in modo scorrevole questa piccola storia. Jennifer Garner è simpatica, ma fa il verso ad un'agitata Julia Roberts di qualche anno fa e Mark Ruffalo rischia la sovraesposizione in  
film che fanno solo numero filmografico. La sequenza più divertente è quella in cui gli invitati ad una festa si lanciano in pista sulle note di Thriller di Michael Jackson. (di Enrico Magrelli - Film TV)
 
 
   
 

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