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L'idea
originale è
buona e fa sperare
in due ore di
puro e sano
divertimento:
John e Jeremy,
soci e amici
da sempre, hanno
un hobby, autoinvitarsi
ai matrimoni
per rimorchiare
ragazze più
o meno disponibili.
Le promesse
non sono del
tutto mantenute.
Colpa di una
sceneggiatura
che ha il fiato
corto e non
riesce a sviluppare
bene la storia
che risulta
alla fine non
pienamente convincente.
Un fiume inesauribile
di parole che
fanno del film
un continuum
di monologhi
cabarettistici
-di stampo prettamente
televisivo-
da parte dei
due protagonisti,
ma le situazioni
comiche, le
scene divertenti
sono rare, e
quelle presenti
non perfettamente
riuscite. Nonostante
il continuo
agitarsi dei
vari personaggi,
il tutto appare
alquanto statico:
l'azione e il
movimento (indispensabili
in una trama
del genere)
non decollano.
Gli sceneggiatori
(alle |
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John
Beckwith e Jeremy
Grey, amici
e soci in affari,
sono due mediatori
di divorzi che
da tempo portano
avanti un particolare
hobby: quello
di autoinvitarsi
ai matrimoni,
al fine, tra
un pranzo nuziale
e l’altro,
di portarsi
a letto invitate
e damigelle.
Tutto procede
a meraviglia
finché
non decidono
d’infiltrarsi
al rinfresco
nuziale della
figlia del Segretario
del Tesoro William
Cleary. Qui,
infatti, John
comincia a fare
i conti con
il suo passato
da donnaiolo,
rimanendo “vittima”
di un inaspettato
colpo di fulmine
nei confronti
di Claire, sorella
della sposa,
con la quale
rimanda continuamente
l’approccio
in quanto lei
è sempre
in compagnia
del fidanzato
Sack; mentre
Jeremy, senza
perdere tempo,
seduce l’altra
sorella, Gloria,
insospettabilmente
pazza assatanata
di sesso. E
finiranno per
trascorrere
un fine settimana
nella proprietà
della grot- |
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prime
armi) non hanno
saputo creare
una narrazione
fluida, ricca
di avvenimenti
e di gag: innumerevoli
le occasioni
mancate di offrire
un divertimento
non superficiale
al pubblico
(e il loro script
evidenzia vistose
lacune in fatto
di coerenza
e di logicità:
ad esempio,
perché
due impenitenti
scapoloni che
aborrono il
matrimonio e
i legami duraturi,
all'improvvio
si dovrebbero
innamorare perdutamente...?).
Il regista,
David Dobkin,
non ha saputo
dare il giusto
ritmo al racconto:
è evidente
che la sua esperienza
è maggiore
negli spot pubblicitari
e nei video
musicali piuttosto
che nel lungometraggio.
Mancano fantasia,
inventiva, originalità:
quanto accade
è tutto
prevedibile
(e visto già
in miriadi di
film del passato).
Gli attori sono
bravi ma i due
protagonisti,
Owen Wilson
e Vince Vaughn,
con i loro continui
battibecchi
finiscono ben
presto per stancare
e risultano
alla lunga monocordi.
Christopher
Walken è
completamente
sprecato. Di
Jane Seymour
non si comprende
bene la presenza
(inizialmente
appare un personaggio
importante ma
quasi subito
finisce col
fare da comparsa).
Negli USA il
film sta riscuotendo
un notevole
successo (qualcuno
addirittura
l'ha definito
"the best
comedy of the
year")
e lo stesso
probabilmente
accadrà
in Italia: evidentemente
l'umorismo e
il gusto televisivo
imperano ovunque
sovrani.
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tesca
famiglia Cleary,
di cui fa parte
anche un giovane
artista omosessuale
ed emarginato,
mentre continueranno
a cercare di
tenere nascosta
la loro vera
identità.
Dopo 'Due cavalieri
a Londra' (2003),
interpretato
al fianco di
Jackie Chan,
Owen Wilson
torna al servizio
del regista
David Dobkin,
in coppia stavolta
con Vince Vaughn,
per questo '2
single a nozze',
che si appresta
ad invadere
le sale cinematografiche
italiane dopo
aver sbancato
negli Stati
Uniti, testimoniando
ancora una volta
che le commedie
d’ambientazione
matrimoniale
portano sempre
bene alle tasche
dei produttori.
Infatti il lungometraggio
segue bene o
male il modello
di 'Ti presento
i miei' (2000)
e 'Il mio grosso
grasso matrimonio
greco' (2002):
abbiamo nuovamente
una strana famiglia
che, apparentemente
normale e perfetta,
comprende elementi
folli, i quali
non poco disorientano
i due protagonisti,
oltre al ragazzo
tutto precisione
e sportività
che non fa altro
che confrontarsi
continuamente
con John (ironia
della sorte,
stesso personaggio
toccò
a Owen Wilson
nel citato film
con De Niro),
cercando di
metterlo in
ridicolo davanti
a tutti. Ovviamente
non mancano
doppi sensi
e situazioni
imbarazzanti,
le quali vedono
protagonista
soprattutto
il deciso Jeremy,
i cui esilaranti
duetti con Gloria/Isla
Fisher valgono
da soli il biglietto;
e va' bene che
su questo genere
di argomenti
è stato
già detto
molto ed abbastanza
in altri film,
ma Dobkin, complice
anche l'ottima
sceneggiatura
di Steve Faber
e Bob Fisher,
confeziona il
tutto con grande
senso del ritmo
ed invidiabile
professionalità,
happy ending
compreso, riuscendo
perfino a farci
affezionare
a John e Jeremy,
nonostante il
loro passato
da svergognati
playboy, e regalandoci
una delle più
divertenti e
riuscite commedie
dell'anno.
In conclusione,
lontano dall'amico
Ben Stiller,
Owen Wilson
si gode ora
un successo
tutto suo, pur
dividendolo
con un collega
di lavoro che,
come lui, ha
ancora molto
da imparare
in fatto di
espressività,
ma, nonostante
tutto, i 2 single
a nozze funzionano,
anche se accanto
a loro incombe
l'intramontabile
ombra di Christopher
Walken, sempre
capace di riempire
lo schermo con
un solo sguardo.
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