2 SINGLE A NOZZE
 
 

di Leo Pellgrini (*)

 

di Mirko Lomuscio (***)

L'idea originale è buona e fa sperare in due ore di puro e sano divertimento: John e Jeremy, soci e amici da sempre, hanno un hobby, autoinvitarsi ai matrimoni per rimorchiare ragazze più o meno disponibili. Le promesse non sono del tutto mantenute. Colpa di una sceneggiatura che ha il fiato corto e non riesce a sviluppare bene la storia che risulta alla fine non pienamente convincente. Un fiume inesauribile di parole che fanno del film un continuum di monologhi cabarettistici -di stampo prettamente televisivo- da parte dei due protagonisti, ma le situazioni comiche, le scene divertenti sono rare, e quelle presenti non perfettamente riuscite. Nonostante il continuo agitarsi dei vari personaggi, il tutto appare alquanto statico: l'azione e il movimento (indispensabili in una trama del genere) non decollano. Gli sceneggiatori (alle   John Beckwith e Jeremy Grey, amici e soci in affari, sono due mediatori di divorzi che da tempo portano avanti un particolare hobby: quello di autoinvitarsi ai matrimoni, al fine, tra un pranzo nuziale e l’altro, di portarsi a letto invitate e damigelle. Tutto procede a meraviglia finché non decidono d’infiltrarsi al rinfresco nuziale della figlia del Segretario del Tesoro William Cleary. Qui, infatti, John comincia a fare i conti con il suo passato da donnaiolo, rimanendo “vittima” di un inaspettato colpo di fulmine nei confronti di Claire, sorella della sposa, con la quale rimanda continuamente l’approccio in quanto lei è sempre in compagnia del fidanzato Sack; mentre Jeremy, senza perdere tempo, seduce l’altra sorella, Gloria, insospettabilmente pazza assatanata di sesso. E finiranno per trascorrere un fine settimana nella proprietà della grot-
 
 
 
prime armi) non hanno saputo creare una narrazione fluida, ricca di avvenimenti e di gag: innumerevoli le occasioni mancate di offrire un divertimento non superficiale al pubblico (e il loro script evidenzia vistose lacune in fatto di coerenza e di logicità: ad esempio, perché due impenitenti scapoloni che aborrono il matrimonio e i legami duraturi, all'improvvio si dovrebbero innamorare perdutamente...?). Il regista, David Dobkin, non ha saputo dare il giusto ritmo al racconto: è evidente che la sua esperienza è maggiore negli spot pubblicitari e nei video musicali piuttosto che nel lungometraggio. Mancano fantasia, inventiva, originalità: quanto accade è tutto prevedibile (e visto già in miriadi di film del passato). Gli attori sono bravi ma i due protagonisti, Owen Wilson e Vince Vaughn, con i loro continui battibecchi finiscono ben presto per stancare e risultano alla lunga monocordi. Christopher Walken è completamente sprecato. Di Jane Seymour non si comprende bene la presenza (inizialmente appare un personaggio importante ma quasi subito finisce col fare da comparsa). Negli USA il film sta riscuotendo un notevole successo (qualcuno addirittura l'ha definito "the best comedy of the year") e lo stesso probabilmente accadrà in Italia: evidentemente l'umorismo e il gusto televisivo imperano ovunque sovrani.




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  tesca famiglia Cleary, di cui fa parte anche un giovane artista omosessuale ed emarginato, mentre continueranno a cercare di tenere nascosta la loro vera identità. Dopo 'Due cavalieri a Londra' (2003), interpretato al fianco di Jackie Chan, Owen Wilson torna al servizio del regista David Dobkin, in coppia stavolta con Vince Vaughn, per questo '2 single a nozze', che si appresta ad invadere le sale cinematografiche italiane dopo aver sbancato negli Stati Uniti, testimoniando ancora una volta che le commedie d’ambientazione matrimoniale portano sempre bene alle tasche dei produttori. Infatti il lungometraggio segue bene o male il modello di 'Ti presento i miei' (2000) e 'Il mio grosso grasso matrimonio greco' (2002): abbiamo nuovamente una strana famiglia che, apparentemente normale e perfetta, comprende elementi folli, i quali non poco disorientano i due protagonisti, oltre al ragazzo tutto precisione e sportività che non fa altro che confrontarsi continuamente con John (ironia della sorte, stesso personaggio toccò a Owen Wilson nel citato film con De Niro), cercando di metterlo in ridicolo davanti a tutti. Ovviamente non mancano doppi sensi e situazioni imbarazzanti, le quali vedono protagonista soprattutto il deciso Jeremy, i cui esilaranti duetti con Gloria/Isla Fisher valgono da soli il biglietto; e va' bene che su questo genere di argomenti è stato già detto molto ed abbastanza in altri film, ma Dobkin, complice anche l'ottima sceneggiatura di Steve Faber e Bob Fisher, confeziona il tutto con grande senso del ritmo ed invidiabile professionalità, happy ending compreso, riuscendo perfino a farci affezionare a John e Jeremy, nonostante il loro passato da svergognati playboy, e regalandoci una delle più divertenti e riuscite commedie dell'anno. In conclusione, lontano dall'amico Ben Stiller, Owen Wilson si gode ora un successo tutto suo, pur dividendolo con un collega di lavoro che, come lui, ha ancora molto da imparare in fatto di espressività, ma, nonostante tutto, i 2 single a nozze funzionano, anche se accanto a loro incombe l'intramontabile ombra di Christopher Walken, sempre capace di riempire lo schermo con un solo sguardo.


 
 
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