Di bambini ne divorò più di cinquanta, il mostro di Rostov, conquistandosi il terribile titolo di serial killer più feroce della storia. Allo studio di questo maniaco si è dedicato, prima con un libro e adesso con il film, l'ex giornalista David Grieco, che ha individuato nell'incredibile vicenda (dis)umana di Evilenko i riflessi della rovinosa caduta di un mondo, quello comunista. Che ci sia un nesso simbolico tra la micidiale schizofrenia del protagonista (ex insegnante di lettere ligio ai diktat del Pcus), la perdita d'identità sua e di un popolo e il crollo di valori nei quali si credette per decenni, lo si dice apertamente nel film, strutturato come un'inchiesta nella quale si confrontano due psicologie, quella del mostro e quelladel magistrato inquisitore,anch'egli comunista. Purtroppo, però, la metafora
è assai semplificata e i risvolti psicoanaliti
 
  ci "rivelati" dal dottore che collabora alle indagini banali, perfino macchiettistici. La messa in scena di Grieco ha anche momenti felici, specie perché lavora sullo spazio come se ci si trovasse in palcoscenico. A rovinare tutto è l'indifendibile recitazione di Malcoim MacDowell, esageratamente sopra le righe e in contrasto con l'underplaying da telefilm tedesco degli altri attori. Il doppiaggio esasperato di Giancarlo Giannini da poi il colpo di grazia.
 
 
    Mauro Gervasini (Film TV)
 
 
   
 
     
     
 

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