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Reuben
(Stiller) ha architettato
la sua esistenza sul calcolo
delle probabilità.
È una deformazione
caratteriale e professionale.
Prudente in modo esasperato,
timido, igienista, debole
di stomaco, è anche
perito di una compagnia
di assicurazione che analizza
il tasso di rischio dei
potenziali clienti. Per
sua fortuna ha un amico
d'infanzia (Seymour
Hoffman in un'altra
delle sue smaglianti caratterizzazioni),
un attore fallito dopo un
effimero momento di gloria
legato ad un film giovanilistico,
che lo assiste e sostiene.
Soprattutto quando il matrimonio
di Reuben naufraga nello
squallore di un tradimento
precoce, da luna di miele.
Una polizza blindata sul
futuro non è stata
inventata e il protagonista
scopre la brezza dell'imprevisto,
delle costipazioni, dei
sudori da spezie etniche,
delle goffaggini, dei water |
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intasati,
dei disastri senza bonus
e malus, della confusione,
delle piroette dei balli
latini (ogni scoperta è
sintetizzata da una gag
e molte sono riuscite) incontrando
Polly, una Jennifer
Aniston che per
la seconda volta nella sua
carriera cinematografica,
dopo Una settimana da Dio,
tiene bene la scena e non
sfigura con
I Stiller. La regia del
giovane John Hamburg
conferma alcune qualità
dei suoi copioni precedenti
(Ti presento, i miei e Zoolander)
in cui farsa e satira di
costume si scambiano, ad
ogni incrocio del plot,
il diritto di precedenza.
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Enrico
Magrelli (Film TV) |
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