campo di sabbia e acqua, di tanto in tanto, corrotto, nel proprio immacolato essere, solo dalla nera silhouette di croci improvvisate. Il forte vento, scuote animosamente, dando la percettibile impressione di un effettivo turbamento di tipo materiale. L'altra scena, coincide con la rivelazione del Conte Orlok sul muro lungo

 
 
  le scale, quando si trova a raggiungere Ellen, rassegnata al proprio destino di sacrificio: la visione del personaggio è negata, in favore dell'ombra distorta, disegnata sulla parete, quasi fosse un orrido e inquietante gioco cinese. L'essenza pittorica raggiunge il massimo livello, identificandosi nella resa dimensionale di una linea tratteggiata su un foglio di carta, ancor più scioccante proprio in riferimento ad una natura
 
 

ipoteticamente immobile come quella della raffigurazione grafica. Il senso fiabesco del racconto è dato pure dal libro che Hutter scopre nella stanza dove alloggia, nel quale si svela, alla maniera di unica fonte di salvezza, "una donna di cuore puro che faccia dimenticare al vampiro di ritirarsi al primo canto del gallo. Essa, senza essere costretta, gli offrirà il proprio sangue". È evidente il respiro favoloso che trasmette un simile scritto, una specie di antidoto all'incantesimo delle streghe, tanto conosciuto nelle storie di fantasia. Anche il finale assume una connotazione poetica, pur nella crudeltà del momento: il profilo del Conte, esposto alla luce, svanisce senza lasciar traccia: "Il Maestro è morto!"; è morto l'indimenticabile "cattivo" di uno spettacolo, gioia per gli occhi di quanti vi riconoscono inconfutabili le tracce dell'opera d'arte indubitabile, al di là dei limiti temporali.


Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.

(di Francesca Lenzi)


 
 
- Riepilogo
 
 




 

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