|
|
|
|
|
|
THE
KILLER |
|
|
Scopo di
questa rubrica è analizzare i
grandi CAPOLAVORI del
'900 e quindi di IERI. Contestualizzarli
ad OGGI per capire se la prova del TEMPO
li ha resi ETERNI o superati. Verranno
presi in esame solo opere che all'epoca
venivano considerati CAPOLAVORI
per capire, analizzando il contenuto
e la forma, gli aspetti che li hanno
resi tali da essere, circoscritti al
loro TEMPO per ovvi motivi sociali o,
ETERNI anche OGGI e DOMANI. |
|
|
Avendo
involontariamente ferito una cantante,
il Killer Jeffrey (Chow Yun-fat,
con uno sguardo triste e solitario
ed un sorriso malinconico, la sua
faccia da duro incarna perfettamente
l’archetipo del vero eroe
romantico) decide di aiutarla, determinato
a smettere, dopo un ultimo colpo,
necessario ad ottenere i soldi per
il trapianto di cornee. Contro di
|
|
|
|
lui, il mandante degli omicidi –
uno spietato boss della mafia di Hong
Kong – e un poliziotto (Lee, peccato
per le giacche, ma in coppia con Yun-fat
è spumeggiante e perfettamente
complementare), che finirà per
divenire suo amico. “The killer”
è la summa perfetta del cinema
di John Woo: un mix di scatenata e coreografica
esplosività che in un turbine
di passione, drammi e parossistica violenza
narra la tragedia della scelta etica
e romantica a ogni costo. Il dominio
del valore e dell’idea, sulla
convenienza, sul cinismo e sul profitto
e il trionfo della bellezza e della
passione, anche nella sconfitta. I valori
alti dell’uomo puro e nobile –
da sempre cari al regista – sono
qui enfatizzati e mescolati al meglio:
l’amore immortale e romantico
di Jeffrey e Jenny; l’amicizia
assoluta, che va oltre i ruoli sociali
(tra il killer e il poliziotto, e tra
il primo e l’uomo che gli fa da
contatto con la malavita); la lealtà
e l’onore; la fedeltà ai
propri principi e il coraggio di mantenerli
con coerenza. Le sce- |
|
|
|
ne d’azione, girate in modo
superlativo, si giovano di un
montaggio alternato assolutamente
rivoluzionario, che, adeguandosi
al ritmo della musica che le accompagna,
inverte il rapporto di causalità
tra azione ed effetto, creando,
anche nelle sequenze più
veloci, un senso di incertezza
sospesa. Le sparatorie e gli inseguimenti
esprimono al meglio la carica
negativa della violenza (volutamente
esasperata, in particolar modo
nel combattimento |
|
|
|
|
|
|
finale nella chiesa, nel quale Woo cita
apertamente Peckimpah), enfatizzando
la critica all’immorale crudeltà
della società di Hong Kong. Ma
“The Killer” è molto
più di questo: ispirandosi ad
Antonioni (la scena sull’Isola
che fa il verso a “Blow-up”),
Melville, Scorsese e in special modo
ad un film giapponese degli anni Sessanta
(“The Outlaw”), di cui ripropone
il soggetto, Woo realizza un’opera
profonda ed emozionante, dove ritmo,
pensiero e pathos vanno di pari passo.
Un film espressamente ed esasperatamente
romantico, che attraversa i generi e
si presenta, a tutt’oggi, come
il miglior film d’azione della
storia del cinema. “The Killer”
è un film immortale, in grado
di divertire, emozionare e commuovere.
Un film fuori dall’ordinario,
che fonde l’action con il mèlo,
il poliziesco con il sentimentale, e
sa spiazzare di continuo, con sorprendenti
ribaltamenti di ruoli, schemi e tecniche
di regia. Ecco perché, questo
strano e romantico film d’azione
è da considerarsi un capolavoro.
Lo era IERI,
lo è OGGI
e lo sarà
DOMANI.
(di Dario
Bevilacqua )
-
Riepilogo
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005.
Tutti i diritti sono riservati.
|
|
|