perturbanti, forme alterate, azioni trattenute e involontarie; atti riscontrabili in Alice, come in ogni individuo. Ciò che talvolta rende estraneo e avverso un procedimento del tutto affine al comportamento umano, è la complessità ad adeguare quel concetto astratto alla propria sfera personale; impedimento comune

 
 
  al bambino (incapace di creare collegamenti esterni alla persona), come all'adulto (costretto nei confini della logica). Se nell'età infantile la soluzione si ritrova nello spontaneo istinto verso la capacità creativa, l'uomo ha il dovere di ricercare in sé stesso quella parte vitale immaginativa, spesso relegata a muta comparsa. Solo così si gioirà alla vista dello Stregatto, e la foresta dei Tulgey avrà l'intonazione cupa e malinconica dell'incertezza. Solo
 
 

così acquisterà forza la danza clownesca dei gemelli Pinco Panco e Panco Pinco, e il fumo concesso dal Brucaliffo odorerà - davvero - di pungente e roca nebbia. Nessun timore deve incombere sullo spettatore: la stessa Alice suggerisce la bontà della Fantasia, che debba essere smisurata ma transitoria, libera ma a termine, pena la completa scomparsa di riferimenti effettivi. E allora, complici dell'insegnamento che il capolavoro Disney del 1951 sa offrire, via all'insensata festa per il non-compleanno, in compagnia del Cappellaio Matto e del Leprotto Bisestile! Amiamo la coreografica rincorsa delle carte della Regina, così simile per sbalorditiva magnificenza ottica alla ebbra sequenza del ballo degli elefanti in Dumbo (1941)! Corriamo a perdifiato, intorno a Capitan Libeccio, illusi e felici, a consumare la nostra maratonda! Perché, signori, "che bellezza se sapessi che quel mondo delle meraviglie c'è"!


Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.

(di Francesca Lenzi)


 
 
- Riepilogo
 
 




 

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