di E. Lorenzini
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3 Days to Kill recensione] - La parola chiave per definire 3 days to kill è, ahimè, troppo. Troppo per addizione e anche per sottrazione. Addizione di registri stilistici, di situazioni-limite, di azzardo registico nel mescolare eccessi di genere senza un'adeguata padronanza degli stessi. Sottrazione, allo stesso tempo, di pathos al filone drammatico, di action a quello dinamico, di credibilità ad un personaggio che Kevin Costner tenta in tutti i modi di salvare da un inevitabile macchiettismo. In definitiva, troppa carne al fuoco in mancanza di un buon attizzatoio. La trama del film malamente diretto da McG e malauguratamente sorretto da un sceneggiatura di Luc Besson (che forse avrebbe dovuto occupare il ponte di comando e non solo la poltroncina di nume tutelare) è esile e ridondante allo stesso tempo. Il sessantenne agente della CIA Ethan Renner, in procinto di appendere al chiodo fondina e cinismo da manuale, viene richiamato sul campo per compiere l'ultima e (ovviamente) più rischiosa missione della sua carriera. Peccato che l'obiettivo tardivo di Renner non sia provarsi nell'ennesima carambola armata per le vie di Parigi ma recuperare in extremis il rapporto con la figlia Zoey, a lungo trascurata e tornata a dominare i pensieri dell'anziano genitore dietro spinta del male che lo sta uccidendo. Fin qui, gli elementi di 3 days to kill (infelicemente retorico anche il titolo, a ben guardare) appartengono senza scampo al ricettario della migliore/peggiore tradizione melodrammatica hollywoodiana, che spesso assomma in un paio d'ore di girato gli stereotipi più lacrimosi dell'immaginario commerciale. Come se non bastasse, la mano del regista McG non è ferma nel definire la giusta alternanza di toni tragici e ridanciani, finendo con l'accozzare sequenze action dotate di un loro perchè (in cui l'ex Balla coi Lupi dimostra uno smalto maturo degno del fascino che l'ha reso iconico nei lontani anni Ottanta) a barlumi di commedia family in cui, purtroppo, quello stesso carisma finisce annacquato dalla prevedibililtà dei capricci di una figlia adolescente e dalla goffaggine di un padre che per troppo tempo ha mancato al proprio ruolo. La pretenziosità del progetto alla base del film sfocia nella mal gestione di elementi comunque deboli, ispirati a clichè e privi di originalità narrativa. Nonostante l'impegno del protagonista e la bizzarra creatività bessoniana, che pur aleggia qui e là proprio nei momenti di intersezione della commedia nel mood più machista delle sparatorie selvagge, 3 days to kill non si salva da se stesso e non convince.
(La recensione del film "
3 Days to Kill" è di
Elisa Lorenzini)
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